Intervento al CPP sulla
Pastorale delle Famiglie – 24 gennaio 2003
Se
facciamo una mappatura “spirituale” della nostra parrocchia, ci si
rende subito conto che la nostra comunità ha un’attenzione speciale
per la catechesi e i giovani e una partecipazione vivace di adulti. Ci
si rende anche conto che mancano però iniziative che coinvolgano le
famiglie giovani e le famiglie che hanno figli in età scolare (le
famiglie dei ragazzi del catechismo e dei gruppi giovanili).
Eppure
queste famiglie non mancano “fisicamente” nella nostra parrocchia.
Ce ne accorgiamo nelle messe domenicali. Ci sono tante coppie, parecchie
famiglie. Se ne accorge padre Angelo nella visita che fa alle famiglie,
soprattutto nella zona nuova della Strada 37.
Come
mai queste famiglie non sono coinvolte nelle attività della parrocchia?
Come la nostra comunità cristiana vede queste famiglie? Come la nostra
comunità cristiana sta vicina a queste famiglie soprattutto nel ruolo
educativo spesse volte difficile dei genitori? Come la nostra comunità
cristiana può rendersi presente in queste famiglie facendoli partecipi
della più grande famiglia parrocchiale? Come la nostra comunità
cristiana può aiutare gli sposi cristiani a coltivare e far maturare il
dono speciale concesso loro dal Signore col sacramento?
Come
la nostra comunità cristiana sta vicina con il consiglio e la preghiera
alle coppie in difficoltà o separate o divorziate?
Il
Papa nella Familiaris Consortio, dice che «la famiglia cristiana
è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della
Chiesa in modo proprio e originale»n.
50). Il ruolo del matrimonio e della famiglia è essenziale, organico e
strutturale alla pastorale. Dal momento che il sacramento del matrimonio
è organico alla vita della Chiesa, si può fare a meno di un tale
sacramento? Nell’impostazione pastorale, possiamo prescindere dal
ruolo che ha un sacramento? Se questa è la parola primaria e permanente
con cui Dio ha voluto comunicarsi, possiamo pensare di fare
evangelizzazione prescindendo dalla famiglia annunciante?
Attenzione però a non ragionare con occhio clericale:
“annunciante”, non per dire che fa catechesi o viene in parrocchia,
ma nel senso che lì dove essa è, dove essa vive, essa rappresenta la
Parola. Perché la Parola non è solo quella pronunciata, la Parola è
anche quella espressa. Non si può quindi far pastorale se si prescinde
da un elemento che è strutturale, organico ed essenziale alla vita
della Chiesa. Si rischia altrimenti di mostrare la pastorale che ha il
volto del prete, ma non ha il volto della comunità che Gesù vuole
dare, il volto della famiglia. Si vuol fare della parrocchia la famiglia
delle famiglie, prescindendo dalle famiglie come soggetti operanti.
Va
fatta qui una precisazione: famiglia oggetto – famiglia soggetto…
Perché la famiglia continua ad essere oggetto della pastorale e non
soggetto? Oggetto, cosa vuol dire, e perché? Ci sono
certamente elementi essenziali che appartengono senza discussione al
ruolo del presbitero, per cui in tali ambiti la famiglia è chiamata ad
essere oggetto di pastorale. Ma perché è chiamata a continuare
ad essere oggetto dell’attenzione? Con quale finalità? Per diventare soggetto
di pastorale. La finalità dell’attenzione data alla famiglia è
per poter fare pastorale con la famiglia.
Abbiamo
un esempio chiarissimo: i seminaristi sono oggetto
dell’attenzione ecclesiale per sei anni (gli anni del seminario).
Perché sono oggetto dell’attenzione? Perché diventino preti, perché
siano soggetto, siano sacramento per.
Chi si sogna di dire: «Teniamoli qui questi giovani per tutta la
vita, è bello vedere sempre affollato il seminario»? Noi invece,
impostiamo la pastorale per le coppie in maniera minimale, così da far
rimanere la famiglia perennemente oggetto, perennemente
sottosviluppata. (cfr. Bonetti, La pastorale della famiglia, 2001).
A
livello di CPP dobbiamo analizzare la situazione, operare un
discernimento per valutare cosa è giusto, agire di conseguenza.
Eviteremo iniziative “una tantum” e improvvisazioni. Eviteremo il
“facciamo qualcosa…”. Eviteremo la tentazione del “portiamoli in
chiesa…”.
Ci
proponiamo per il prossimo anno di iniziare subito con il coinvolgimento
delle famiglie soprattutto “rendendoci presenti” nelle famiglie; con
discrezione, certo, ma convinti del ruolo insostituibile che esse
possono dare alla nostra comunità come risposta alla loro vocazione.
Per
quest’anno vorremmo anzitutto “sensibilizzare” e iniziare a
“creare mentalità” preparando il lavoro per il prossimo anno; lo
faremo in tre tappe:
- tre incontri organizzati dai giovani-adulti rivolti
in modo particolare alle famiglie ma ai quali sarebbe bene
partecipare anche come CPP:
- “La famiglia soggetto della pastorale della
Chiesa. Che attenzione ha la diocesi di Acireale per la famiglia.
Esperienze in atto di pastorale familiare” (coniugi Scapellato
UPFD)
- “Il ruolo educativo della famiglia” (Giovanni
Patanè e gruppo famiglie)
- Un abbozzo di pastorale familiare nella nostra
parrocchia (p. Angelo)
- individuazione e formazione di 4/5 nuclei familiari
disponibili per un servizio alla famiglia
- tregiorni in estate di preghiera e formazione
intensiva per questi nuclei familiari
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