Saluto a Padre Mimmo, Riposto 21 settembre 2003

A nome delle comunità di S. Giuseppe e SS. Apostoli rivolgo un breve ma intenso saluto a P.M., che dopo tre anni do sosta a Riposto continua il suo ministero altrove.
Saluto breve ma intenso come il suo apostolato nella nostra parrocchia, nel corso del quale lo abbiamo visto viceparroco in S.Giuseppe intento sopratutto a camminare a fianco dei giovani come guida discreta e sicuro riferimento di fede cristiana.
La sosta a riposto di P.M.. ha costituito solo un piccolo capitolo di un piano divino più ampio. Piccolo, ma, per la nostra comunità molto significativo. Si diceva infatti presenza breve ma intensa, come certi episodi della vita che, allorquando accadono, sembrano volere far riflettere, dare un avviso, lasciare un segno.
Quale segno in questo caso? All’interrogativo non si può rispondere in modo univoco perché di fronte agli episodi e ai personaggi della vita ognuno si rapporta in maniera del tutto esclusiva. Tuttavia nella piccola storia della nostra parrocchia, il segno, che mi appare degno di condivisibilità, e da sottolineare oggi, giorno del saluto a P.M., può essere quello di un giovane che, alla chiamata del Signore, risponde senza distrazione: “mi hai chiamato, eccomi”. Un eccomi vissuto senza fronzoli, con spontaneità, in coerenza con quel modo di rapportarsi personale che è la propria vocazione, incarnato senza estraniarsi ma misurandosi con i tempi e la cultura del mondo.
A ben pensarci per il cristiano un segno così non dovrebbe costituirsi come un evento eccezionale, perché ogni giorno il Signore, attraverso la realtà, fa appello alla parte più giovane che è in ciascuno di noi, quella non dipendente dall’età, meno ancorata al passato, alle sicurezze, agli edifici costruiti, più protesa al futuro ai progetti da realizzare, all’incertezza o, se vogliamo, a certezze di altra natura. In quel momento della chiamata, occorre essere giovani, esserci con la mente “mi hai chiamato”, e col cuore “eccomi”, intenzione espressa secondo l’esclusiva vocazione personale.
Tuttavia in questa particolare circostanza, anziché rivolgerci ulteriormente indietro per trarre delle considerazioni consuntive, trattandosi di una giovane vita consacrata a Dio e protesa verso il domani, torna più naturale fare delle considerazioni di ordine preventivo ovvero riferite ad un progetto di vita cristiana:
ben fondato e definito nella onniscienza divina, ma in pieno divenire, necessario di molte cure e da perfezionare nella limitata dimensione umana.
Quale debba essere questo progetto non sta a noi raccontarlo, ma un voto augurale vogliamo rivolgerlo: affinché P.M. possa essere strumento vivo capace:
di svelare Dio nelle modernità, nei modelli comportamentali e sociali avanguardisti, nei nuovi saperi a base di tecniche progressiste, nelle frontiere avanzate delle sfide umane come si dice, ove, insieme alle regole, a volte sembra essere assente anche Dio, e, se proprio Dio non fosse possibile trovarvelo, di seminarvelo.
Qualcuno diceva che il saluto non necessariamente deve essere un momento sommesso e giù di tono, ma piuttosto di gioia, di fiducia, di ringraziamento, di soddisfazione per ciò che si è fatto, di speranza per quanto di buono e di più si pensa di fare.
Sono proprio questi i sentimenti che a nome della comunità rivolgo a P.M., uniti alla preghiera perché il Signore lo assista nelle scelte e lo conforti nelle difficoltà che temprano la vita e la fede.
Il ringraziamento di fondo lo rivolgiamo a Dio: grazie Signore,
perché ci hai fatto il dono di P.M.,
perché attraverso le persone da te ispirate ci offri il segno della individualità esclusiva della nostra vocazione cristiana
e perché con la tua parola ci indichi la via per viverla e rafforzarla.

Sebastiano Blancato